Parlo proprio a te

  In una stazione non puoi non pensare

I treni che arrivano, la gente che corre, la gente che aspetta. Siamo tutti passeggeri che aspettano in questa vita. Non riusciamo mai a capire cosa aspettiamo davvero, perché qualsiasi cosa aspettiamo non arriverà mai alla nostra fermata. Anche se arrivasse, sarebbe in ritardo, fuori linea, sul binario sbagliato, e noi ce ne saremo già andati, ingozzati di delusione, vomitando amarezza e sconforto. 

In una stazione hai il potere di decidere della tua vita. Basterebbe un minuto, un piccolo salto e tutto smetterebbe di urlare e fare così male. Come alle stazioni della metro. Questa volta però non avevo un libro per scegliere "pagina pari" o "pagina dispari", questa volta avevo solo un biglietto appena comprato, due sigarette e una borsa in pelle nera. Mi sono avvicinata a quella dannata linea gialla e ho pensato che sarebbe stato tutto più semplice una volta oltrepassata. Avrei messo fine a quelle delusioni che mi fanno così male da consumarmi pezzo dopo pezzo. Ho fissato il nulla per qualche istante, stufa di essere considerata ogni volta "una cosa", "un oggetto", "uno strumento" per far avvicinare chi amo a qualcuno che non sono io. Non sono mai io. E questa cosa non fa che uccidermi, uccidermi ogni secondo che passa di più. 

Ormai avevo gli occhi gonfi e la pelle bruciata da tutte le lacrime, il cuore che non smetteva di battere a mille e le mani sudate per tutti i pensieri che mi balenavano in testa. Un signore anziano si avvicina e mi chiede se è tutto ok. Io mi metto gli occhiali, mi giro e rispondo "Perché le persone non fanno altro che farti del male? Perché nessuno è più in grado di dire la verità? Perché sono sempre le persone per cui avremmo dato la vita le prime a gettarti via come se non valessi nulla?". Lui mi mette una mano sulla spalla e mi invita a sedermi accanto a lui. Non conosco il suo nome, mi racconta solo che lui ogni giorno va a sedersi qualche minuto vicino ai binari della stazione per vedere come la vita cambia ad ogni età. Io gli chiedo se sarà sempre così complicata questa vita e lui mi dice "Signorina, lei forse è fin troppo profonda per la sua età, sa io sono stato un insegnante e di ragazze così, seppur non la conosca, ne ho conosciute molte poche. Per le persone come lei non sarà mai semplice, per le persone con questa innata sensibilità non è nulla semplice, eppure guardi che bella giornata è oggi, non si vedeva un cielo così da tempo." Mi accendo una sigaretta, sollevo il naso e guardo il cielo, forse sperando nel conforto di qualcuno che non c'è più. Chissà se mi vedono, se mi stanno vicini nonostante il disastro che sono. E chissà se mai riusciranno a comprendermi. Guardo quel signore e sorrido e lui mi dice che sono troppo bella per fumare, che dovrei smettere. Resto lì in silenzio. Mi asciugo le lacrime e salgo su quel dannato treno, ringraziando il signore e sorridendogli. Parigi, Firenze, Roma... Sarebbe bello mollare ogni cosa e partire. Lasciare chi ti ha fatto male alle spalle, lasciare le delusioni fuori dal finestrino. Ma non ci riesco. Ed è vero, fuori c'è il sole, ma quanta pioggia ho dentro di me. 

Sai, parlo proprio con te, con te che hai scelto di azzerarmi, annientarmi, distruggermi. 

Vorrei un po' ricordarti chi era lei, chi era quella persona con cui hai deciso di non avere scrupolo. 

Lei era strana: un po' donna, un po' bambina, con tanta vita addosso, così tanta da contare più anni dei suoi. A volte di poche parole, a volte di troppe. Lei ti incasinava la vita, lanciava in aria il mondo e poi riusciva a riprenderlo al volo. Lei era così, sembrava calma ma se la guardavi negli occhi vedevi quanta tempesta aveva dentro. Lei non aveva nulla da offrirti, se non quel poco che aveva. Era così, potevi odiarla, perché disegnava i suoi giorni con una matita e poi chiedeva a te di finire il disegno, lei trovava casa nelle tua mani, rifugio nei tuoi abbracci. Lei per una volta credeva di contare qualcosa per qualcuno. Potevi odiarla perché non si limitava ad ascoltare quelle parole al vento con cui l'hai riempita, lei se ne impossessava e la facevano andare a letto serena, nonostante tutto, nonostante te. Era strana, ti strappava di dosso ogni cosa, non potevi nasconderle niente. Perché lei ti conosceva, sapeva di te ogni dettaglio, ogni frase, ogni movimento. A memoria. Lei avrebbe fatto il giro del mondo per cercarti, ti avrebbe aspettato dovunque pur sapendo che non saresti mai arrivato e che probabilmente l'avresti lasciata da sola ancora una volta. Avrebbe pagato il conto del caffè che ha bevuto in compagnia della tua assenza, dei tuoi silenzi. Lei odiava i tuoi silenzi. Il fatto è che per lei c'era solo un nome inciso dentro al petto. Lei era piena di paradossi e no, non potevi mai parlare di qualcuno dicendo che era "come lei". Il punto però è che non dovevi allontanarla così, perché una come lei ti avrebbe dato la sua anima. Lei ti apriva le braccia e tu hai deciso di fucilarla così. E va bene, ma non ti stupire se quando mai ti mancherà, non ci sarà. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Conversazione dell' 01:00 AM

Andrea

Ricordo